sabato 31 ottobre 2009

Anewdamage



ANewDamage è un momento coinvolgente che consuma il proprio senso nei pochi minuti di un brano, nessuna verità assoluta, nessuna presa di posizione. Piccolo teatrino sotterraneo che con il suo rumore ridesta per un attimo la provincia che va a dormire alle 8 di sera, per poi rimboccarle la coperta. Nel 2007, anewdamage, prende parte ad una delle più prestigiose manifestazioni italiane: vincitori di AREZZO WAVE CAMPANIA, approda su i palchi di ITALIA WAVE 2007 a Sesto Fiorentino, condividendo lo stage con “a toys orchestra”, “tre allegri ragazzi morti”, “yo yo mundi” e tanti altri. Partecipa, inoltre, nel 2007 all’edizione invernale di Six Days Sonic Madness (Guardia Sanframondi, BN), al FarciSentire (Scisciano, NA), al Mas Fest (Avellino), nel 2006 al Roadie Rock (Casina, RE) e all’Atellana Festival (Succivo, CE) , nel 2005 all’A13 Festival (Caianello, CE). Gli ultimi due eventi appartenenti al circuito M.E.I.
Nel 2006 firma per Seahorse Recordings, etichetta campana di Paolo Messere (ex Ulan Bator, attuale Blessed Child Opera), pubblicando così un anno dopo, nel 2007, il primo album “Bussinessmen Die Getting Bored” distribuito da GoodFellas, edizioni Fridge Italia.









BUSINESSMEN DIE GETTING BORED
2008 – Seahorse Recordings/GoodFellas CD 012


- OUT NOW -

Tracklist:
01. Other tranx of president
02. Iggepra
03. Kandy
04. Karoline
05. Allerkill
06. Distance
07. Traffic
08. Regolo

Recorded and mixed in 2007 at Seahorse Studio in Pozzuoli (Na) by Paolo Messere
Produced by Paolo Messere & Anewdamage
Mastered by Paolo Messere at Seahorse Studio
Artwork by Nicola Mottola for 360design.it

°

AA.VV. POST-ROCK NOTES COMPILATION
2008 – Postrocknotes.com

Tracks (contains 12 tracks)
03. Iggepra

Produced by postrocknotes.com
Artwork by K’dash

°

AA.VV. ROADIE ROCK COMPILATION
2006 – Effetto notte

Tracks (contains 16 tracks)
01. Iggepra (first version)
02. Karo-line (first version)

Produced by Effetto Notte
Artwork by Effetto Notte

°

ANEWDAMAGE
2006 – Selfmade

Tracklist:
01. Iggepra (first version)
02. Iride
03. Karo-line (first version)
04. K’ndy (first version)

Recorded and mixed in 2006 at Zoo Studio in Aversa (Ce)
Produced by Anewdamage
Mastered at Zoo Studio
Artwork by Anewdamage

°

?
2003 – Selfmade

Tracklist:
01. Accidental point (rare)
02. Something Strange (rare)
03. That’s your life (rare)
04. Teardrop (Massive Attack live cover – rare)

Recorded and mixed in 2003 at Zoo Studio in Aversa (Ce)
Produced by Anewdamage
Mastered at Zoo Studio
Artwork by Gennaro Girasole

press

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RUMORE

Elettronica e rock quasi interamente strumentali s’intrecciano per tutto l’album del quartetto casertano, intervallati da voci sfumate ed effettate che paiono arrivare da un altro pianeta. Proprio “Other tranx of president” apre con un ossessivo cantato sul finire del brano, quasi a dire: “Sapete dove siete capitati?”, in un sogno, in un viaggio, così si potrebbe definire. Pezzi a tratti introdotti da suoni alla The Notwist, a tratti alla Blonde Redhead, altri alla Air ma quasi sempre colti da un’irresistibile tentazione di esplodere in un vortice di chitarre, intervallate da fiati che spiazzano, tastiere giocattolose e loop ipnotici, “Kandy” porta invece in se la dolcezza del titolo, pur non dimenticandosi che è scritto con le “k” e non con la “C”. Tutto è scontro ma è uno scontro omogeneo e coerente dall’inizio alla fine. Così come “Regolo” che chiude questo secondo lavoro di “anewdamage” in sordina, morbidamente, malinconicamente, così da far pensare: ” Quando ripartirà questo viaggio?”.

ROCK IT

Debutto curiosamente fuorviante, quello sulla lunga distanza dei campani A New Damage. L’intento giocoso di ricreare una certa elettronica povera rincorre girovagamenti melodici dal sapore post-rock, con qualche concessione al dancefloor. Il retrogusto stantio è fugato dalla chiave di volta, in bilico tra il manierismo e il genialoide fai-da-te, che ci mettono i quattro campani. Le stradine tortuose di qualche (post)chitarrina polverosamente inglese mutano in una gradevole discesa a valle. Disimpegno riflessivo suona male, ma funziona. Ed emoziona, per un istante. Intelligente ma ricreativo? Eppure il disco intrattiene senza fastidiosi vuoti dinamici ma neanche momenti cerebrali da aspirina. Dove le corde sembrano entrare nel vicolo cieco del già sentito, ci appigliamo a un glitch smussato che ogni tanto fa capolino sui ritagli di fondo. Oppure ci affidiamo a qualche incalzante arpeggio proprio azzeccato. Manifesto è la sognante, elettronica e delicata “Distance”, con la voce soffusa di Paolo Messere (Blessed Child Opera). Altrove qua e là si lascia intuire un percorso sonico più vicino sia agli Yuppie Flu che ai Julie’s Haircut meno psichedelici; eppure li apprezziamo quando sono meno contorti e più coraggiosi con la propensione alla sintesi elettrica. Certo, manca quella patina di personalità che darebbe al lavoro un’impressione più coraggiosa. Breve, accessibile pur essendo ragionato e consapevole, “Businessmen die getting bored” è senz’altro un disco piacevole e di sollievo per un momento di crisi caotica verso la prigione rumoristica urbana.

IL MUCCHIO

Chitarre intrecciate, ritmi elettronici, tastiere minimali e sprazzi di voce più o meno trattata: questi gli ingredienti che i campani – di Aversa per la precisione – Anewdamage hanno condensato nel loro debutto per l’attivissima Seahorse, “Businessmen Die Getting Bored”. Un disco assai piacevole e ben costruito che rimanda alle geometrie di certa scuola tedesca agli anni 90 e oltre (un nome su tutti: i sottovalutati Couch) così come a reminescenze (“Allerkill”) di stop and go e chitarre rumorose dalla chiara matrice math rock. Le due anime – tecnologica e chitarristica – si alternano lungo la mezzora del disco, le composizioni sconfinano alternativamente lungo il versante elettronico – “Other Tranx Of President”, con voci che si sovrappongono a ripetere ossessivamente il titolo e la batteria elettronica a smistare pulsazioni di funk glaciale – e quello rock – “Iggepra”, che parte elettronica ma diventa quasi subito un marziale tour de force per chitarre circolari in crescendo e rullate di batteria -, con una “Distance” tutta piano elettrico e abluzioni ambient, la tortoisiana “Traffic” che ad un certo punto si anima e alza i volumi e una particolarmente interessante “Karoline” che butta nella mischia riff angolari e inaspettatamente pop rock, un basso dub che scava in profondità e fiati che aprono gli spazi e iniettano un ottimismo per niente banale senza togliere spazio all’economia del brano, elegante come il disco che lo ospita.

FREAKOUT

Se questi quattro ragazzi aversani, provenissero da Oslo invece che dalla terra della buona mozzarella, probabilmente starebbero già tutti parlando di un disco eccezionale, osannandoli come la next big thing. Un disco armonioso e lieve capace di riscaldare gli animi degli spiriti più inquieti.
Drum machine ed avvolgenti giri di chitarra, dolci visioni di lande gelide che affiorano alla mente, la calma che lentamente diviene rumore, ripetitività, il dolce soffrire delle proprie vite, voci provenienti da altri pianeti ripetono parole all’infinito fino a che diviene impossibile dimenticarle. (Other tranx of President).
Arpeggi caldi che creano un substrato morbido dove i suoni di synth minimali si uniscono agli strumenti convenzionali per dare vita ad una progressiva crescita dell’intensità emotiva, un saliscendi di impeto che culmina in un’esplosione strozzata (Iggepra).
Momenti di calma, di stasi, di quiete, voci languidamente trasposte e sax pacati che stringono il cuore in un fazzoletto di sensazioni gentili e ovattate, un viaggio negli attimi felici dell’essere (Kandy, Karoline). Arrivano momenti in cui l’elettronica spadroneggia, le voci divengono chiare e l’ombra dei Radiohead e Lali Puna si fa viva (Distance), altri in cui il carezzevole disordine arriva all’improvviso senza infastidire, con discrezione assoluta (Traffic).
Chiudono questo splendido e delizioso “Business Man Die Getting Bored” (Seahorse recordings) con “Regolo”, un brano capolavoro, con una splendida sezione fiati che li avvicina ai Jaga Jazzist più melliflui.
Questo disco è cibo per l’anima, capace di risvegliare sensazioni ed emozioni da tempo intorpidite, un album che merita ampio riconoscimento; questi ragazzi di Aversa hanno preso una strada larga e soleggiata verso il giusto riconoscimento, a voi portarli a degna destinazione.

ROCKERILLA

Dopo le prime apparizioni sui palchi che contano è un primo disco datato 2004, la band di Aversa arriva alla prova sulla lunga distanza. “Businessmen die gettino bored” fa seguito all’omonimo EP pubblicato un anno fa cementando coordinate, inclinazioni, sfumature di un sound vivo, sfaccettate, fatto di eccentricità elettroniche sorrette a malapena da sbilenche architetture di chitarre: un circolo ipnotico che non ha bisogno di lasciar troppo spazio alla voce, o alle voci, è un imbuto sonoro dal quale si esce solo dopo qualche pezzo (“Karoline” è una boccata d’aria dopo la rincorsa della coppia “Other tranx of president” e “Iggepra”). Un disco fatto di anime intrecciate, divagazioni, new wave, aperture minimal-electro, chitarre, sovrapposizioni.

VITAMINIC

Gli uomini d’affari muoiono annoiandosi, recita il titolo dell’album di debutto dei casertani Anewdamage, poco più di mezz’ora di post-rock canonico in principio non troppo ardito. La morte per noia è lo stesso genere di morte riservata agli ascoltatori assidui del post-rock privo di inventiva, di quello “dai, cambia accordo”, di quello “siamo troppo vecchi per i Mogwai”. Per sua natura, il post-rock chitarristico non è uno stile tecnicamente innovativo, particolarmente vivace o anche solo con una caratterizzazione emotivo-acustica ben definita. Perché i power chord dopo un po’ stancano l’orecchio e le solite, placide esplosioni sono sempre estremamente prevedibili, dopo dieci (quindici? venti?) anni che si ascoltano le medesime variazioni sul tema. Ad ogni modo, Businessmen Die Getting Bored offre più di un punto di interesse. Con un suono complessivamente disteso e mai troppo denso o graffiante mostra che, almeno nel dosaggio dei costituenti essenziali del “genere”, una certa personalità e un certo stile ci sono. Nei suoi brani disciplinati e molto compatti il quartetto di Aversa dimostra di cogliere il vero significato, ampio ma non troppo, del termine post-rock. In più di una occasione infatti si inseriscono elementi come beat parzialmente sintetici, o tastiere e residui vocali che si amalgamano al resto per formare colori nuovi. Di un certo rilievo la trama sonora di Karoline, con l’aggiunta di una tromba la cui presenza, oltre a modificare l’assetto strumentale dell’intero brano, dona al tutto una consistenza elastica insolita, quasi jazzistica. Non mancano però brani più tradizionali, anche con un certo gusto, come Iggepra o l’interessante Traffic. Gli Anewdamage dovrebbero sviluppare con attenzione, passione e personalità (forse ancora da costruire appieno) gli aspetti più caratteristici del loro esordio. Se e quando lo faranno, saremo felici di riconoscere come elementi di stile quelle che per ora appaiono come interessanti ma forse accidentali deviazioni dal solito percorso.

LIFT

Che le complessità strutturali del post-rock non sempre garantiscano risultati qualitativamente ineccepibili è un dato di fatto.
Sarà forse per questo che gli A New Damage si limitano a prendere in prestito dal genere in questione soltanto gli slanci formali, per unirli alle tinte forti di un noise ragionato, incanalarli in crescendo vorticosi, accostarli ad esuberanze ritmiche robuste, colorarli di chitarre distorte e trattamenti elettronici minimali. L’obiettivo è dar vita a una musica palpitante, in bilico tra basi sintetiche (Iggepra) e suggestioni latine (Mandarancio), toccate e fuga sincopate (Karoline) e dirompenti esplosioni elettriche (Allerkill), rari momenti di stasi (Distance) e aperture pop (Regolo).
In una scaletta che prevede quasi esclusivamente episodi strumentali, c’è spazio anche per qualche concessione al cantato, nello specifico, il mantra di Other Tranx Of President e i toni evocativi della già citata Distance. Corollari di un disco che trova forse nella sintesi e nell’equilibrio generale tra le parti il suo miglior pregio.

FREEQUENCY

Di solito la musica emergente è recepita come un agente patogeno all’interno dell’universo canzone. Ma in questo caso bisogna eccepire. In effetti stride parlare di “canzone” davanti alla musica quasi esclusivamente strumentale degli A new damage, solo di rado sporcata da brevi linee vocali. Musica concepita a blocchi quella del quartetto di Aversa, compartimenti apparentemente stagni capaci invece di dialogare tra loro. Basso e batteria al centro, chitarra a sinistra per conto suo, e l’altra a destra per la tangente, con accordi in disaccordo e cacofonia a iosa. Ritmiche eseguite e concepite secondo una filosofia elettronica, a tratti jazzistiche, inserite in una filosofia musicale scevra da qualsiasi limite ed inibizione.

BEATmag

Il progetto A new damage nasce ad Aversa (Caserta) dal desiderio di creare un momento coinvolgente che consuma il proprio senso nei pochi minuti stessi dei pezzi. E l’ascolto di “Businessmen die gettino bored” ti culla- senza concetto – proprio grazie ad immagini di lande disabitate, paesaggi elettronici, immagini non reali, Oniriche. La mente va a ritroso, verso fotogrammi recenti di Radiohead e Sigur Ros, pur con un calore nuovo ed originale. Tale calore, probabilmente non meditato, rende il quartetto aversano unico e meritevole di ripetuti ascolti. Manca ancora un timbro personale e riconoscibile. Eppure gia il gusto è delineato. Gli strumenti live suonano direttamente per il tuo cuore. Colonne sonore nostalgiche e post-moderne.

ROCK/SHOCK

Cumuli di monnezza, blocchi stradali, emergenza, commissari straordinari. E’ questa l’immagine che, almeno negli ultimi mesi, ha accompagnato la Campania nel resto d’Italia e del mondo. Naturalmente questa terra felix, benché contraddittoria e problematica, racchiude al suo interno anche altro (basta volerlo vedere…) e non è solo spazzatura quella che brucia per le strade di Napoli.
Nei quartieri partenopei, nelle fredde cantine dell’hinterland brucia infatti una straordinaria passione musicale che non si registra in nessun altra zona d’Italia. Un fuoco sacro che non produce letale diossina ma benefiche vampate di piacere e buone speranze.
Catalizzatore, arrangiatore e produttore di questo fermento è Paolo Messere che, grazie alla sua Seahorse Recording, ci regala l’esordio su lungo formato dei AnewDamage, band strumentale dell’entroterra casertano, vincitrice della selezione campana di Arezzo Wave 2007. Cercando di non farci trascinare nel vortice delirante delle classificazioni, la musica proposta dal quartetto composto da Nicola Apicella (basso), Marco Coscione (chitarra e voce), Luigi Esposito (batteria) e Oreste D’Angelo (chitarra & drum machine) propone un rock genuino e vigoroso, venato da caldi accenni lirici alternati a freddi fendenti sinth. Momenti dilatati, liquidi (Kandy, e soprattutto la splendida Distance in cui fanno la loro comparsa gli stessi Blessed Child Opera di Paolo Messere) contrapposti ad altri (Iggepra, Allerkill, Traffic) in cui non si può rimanere fermi ad ascoltare quel wall of sound che ci si riversa addosso.
Si potrà dire che il disco segua percorsi musicali già battuti da altri gruppi, che, seppur innestando piccole gemme di novità, sia in ritardo di qualche anno. Può darsi. Ma se sia post rock pervaso di elettronica o musica elettronica con schitarrate post rock, a noi interessa poco. E’ buona musica, e questo ci basta. E poi chi l’ha detto che originalità sia sempre sinonimo di qualità? Di innovatori, o pseudo tali, soprattutto in questo campo, ce ne sono fin troppi. Godiamoci dunque quest’aria pulita che arriva da sud e pensiamo che non è tutta monnezza quel fuoco che brucia.

IN YOUR EYES

dalla Campania arrivano questi quattro guaglioni, che come i loro compagni di etichetta Deny propongono un rock altro, maggiormente mischiato all’elettronica. Le atmosfere sono ora dilatate, ora claustrofobiche, mai banali. Il loro suono è curato, e i risultati sono migliori, anche rispetto a gruppi più gettonati, ma siamo sempre alle solite, non hanno passaporti anglosassoni, per cui sono inferiori. Dato che ho la speranza che chi legge queste righe non ha pregiudizi di sorta, dategli una possibilità, gli otto pezzi sono lo spaccato di un gruppo che merita. Aspettiamo buone nuove. Se volete, procuratevi il cd e lasciate un commento o voi che entrate.

SENTIRE ASCOLTARE

Che le complessità strutturali del post-rock non sempre garantiscano risultati qualitativamente ineccepibili è un dato di fatto.
Sarà forse per questo che gli A New Damage si limitano a prendere in prestito dal genere in questione soltanto gli slanci formali, per unirli alle tinte forti di un noise ragionato, incanalarli in crescendo vorticosi, accostarli ad esuberanze ritmiche robuste, colorarli di chitarre distorte e trattamenti elettronici minimali. L’obiettivo è dar vita a una musica palpitante, in bilico tra basi sintetiche (Iggepra) e suggestioni latine (Mandarancio), toccate e fuga sincopate (Karoline) e dirompenti esplosioni elettriche (Allerkill), rari momenti di stasi (Distance) e aperture pop (Regolo).
In una scaletta che prevede quasi esclusivamente episodi strumentali, c’è spazio anche per qualche concessione al cantato, nello specifico, il mantra di Other Tranx Of President e i toni evocativi della già citata Distance. Corollari di un disco che trova forse nella sintesi e nell’equilibrio generale tra le parti il suo miglior pregio.

MESCALINA

A new damage sono un gruppo campano che ha alle spalle qualche anno di rodaggio, fra il primo disco, omonimo ed autoprodotto, e questo, uscito per la Seahorse. Bisogna anche sottolineare che nell’ultimo anno la band ha partecipato a parecchi festival tra cui l’Italia Wave con Toys Orchestra e Tre Allegri Ragazzi Morti ed il Six Days Sonic Madness, un realtà che cresce di anno in anno nella zona di Benevento.
“Bussinessmen Die Getting Bored” è un album strumentale, salvo qualche intervento della voce a cura di Luigi Cozzolino (El-ghor) e di Paolo Messere (discografico e Blessed Child Opera).
Il disco è sì strumentale, ma si presenta subito una fluidità notevole: i brani scorrono senza fatica e si posizionano in quel limbo fatto di correttezza formale che lascia all’ascoltatore la possibilità di scelta. Una scelta che riguarda l’approccio, perché “Bussinessmen Die Getting Bored” è un disco che si può lasciar suonare in macchina durante un viaggio o in situazioni che non richiedono attenzione oppure lo si può analizzare scrutandone ciascun brano con sguardo analitico. In entrambi i casi non deluderà: dotato di un respiro piuttosto ampio, parte da subito con una ricerca di impatto che va a buon fine tramite “Other tranx of president”, dotata di una ritmica elettronica ostinata e di un inciso di chitarra distorta e calda.
Due sono gli elementi messi a contatto nel disco: strumenti elettronici e strumenti elettrificati, che i A new Damage tengono in gioco in modo più o meno equilibrato in ogni brano, preferendo la cura specifica del suono piuttosto che una ricerca dell’architettura e dell’arrangiamento del pezzo.
Dall’album emerge una voglia di comunicare con i suoni, lasciando perdere il post-rock del primo disco. Gli A new Damage si affidano al movimento ed infatti la spinta che ricevono i brani è tutt’altro che soporifera: l’impatto è quello di una rock band, che a tratti miscela l’atmosfera più rarefatta dell’elettronica con la dancefloor.
Da ascoltare con particolare attenzione “Distance” e “Traffic” veramente molto ben strutturate e centrate anche sugli strumenti.

ROCKAMBULA

Nuova release targata Seahorse Recordings, altra ottima intuizione del buon vecchio Paolo Messere. I quattro ragazzi casertani, con l’aiuto di sequenser percussonico, basso e chitarra ci propongono un post rock dalle sonorità lisergiche. Si parte con “Other tranx of president Oz”, che ci introduce con il suo basso ipnotico in questo viaggio. La successiva “Iggepra” rimanda alla mente echi di Sigur Rós, molto azzeccata la progressione di chitarra a metà brano. Con “Kandy” si va verso sonorità più pacate grazie ad una chitarra che, perlomeno all’inizio, fa molto indie italiano. “Karoline” ha delle chitarre acide che si poggiano su una struttura molto semplice, bella l’intuizione di aprire alcuni punti della canzone con i fiati. Si prosegue con la ruvida “Allerkill” in cui chitarre nervose si alternano a passaggi più pacati. “Distance” è la classica canzone da ascoltare mentre vedete il paesaggio cambiare dal finestrino treno, il giusto connubio tra digitale ed analogico, la composizione più bella del disco. “Traffic” prende una batteria che va di cassa, uno xilofono ed una chitarra e li mischia come un cocktail, il tutto è finalizzato per andare verso un ritornello che si apre con una batteria stile drum’n'bass con su delle chitarre acide. Il viaggio si conclude, purtroppo, con la calma chitarra di “Regolo”, brano che fa un po’ da sala da decompressione prima di abbandonare l’ascoltatore nella realtà di tutti i giorni.
Un’ottima prova per una band veramente valida ed un disco che resterà parcheggiato a lungo nei vostri lettori.

ROCKLINE

Cimentarsi nel comporre post rock, genere tra i più contraddittori, abusati e malconcepiti di questi ultimi anni, non è mai una cosa semplice, dal momento che la sua scena odierna si sta man mano arenando nella sua baia desolata, trovando parecchie difficoltà nella ricerca di un qualche rinnovamento, di una ventata di aria fresca che possa far dire: “il post rock è ancora vivo”. Se poi il gruppo che ci prova è italiano, senza nulla togliere alle band nostrane, allora i dubbi sorgono ancora più forti di prima, non tanto perchè i musicisti della penisola siano negati o completamente al di fuori di tale musica, ma semplicemente per il fatto che il nostro paese non ha mai avuto una grande tradizione e non è tra i più ferrati in post rock e materia simile, facendo spontaneamente notare che tali gruppi avanzano la loro proposta basandosi su stili già costruiti e maturati di altre band, soprattutto straniere.
Dando un primo ascolto a Businessmen Die Getting Bored dei nostrani aNewDamage questo, come primo aspetto, mi è venuto in mente: musica particolare e ben assortita di sfumature e preziosità, ma fin troppo vincolata ad altri esempi di post rock, 65daysofstatic in primis. Ma mi è bastato un ulteriore ascolto per farmi, più o meno, piacere questo disco perchè, se da una parte non presenta aspetti peculiari e si dimostra nettamente correlato agli stilemi del genere, dall’altra prende e riesce ad emozionare grazie alle fulminanti scariche emotive e atmosferiche che esso riesce a creare.
L’ombra dei 65daysofstatic si fa viva sin dall’inizio del lavoro: l’opener Other Tranx Of President procede infatti sulla solidità degli elettronici beat ritmici che fanno da tappeto a chitarre ora soffuse ora imponenti e massicce nell’insieme, facendo si che il brano risulti tra i migliori, se non il migliore, per la sua forte carica emotiva che riesce, anche se non del tutto, a spazzare gli aloni di plagio e di scopiazzatura che l’ascoltatore immediatamente si ritrova di fronte. Altro gran pezzo di Businessmen Die Getting Bored è Karoline, forse ancora più ancorato dell’opener a sonorità post rock d’oltreoceano ma allo stesso tempo splendente di luce propria, grazie ad un ensamble strumentale vareigato (ottimi gli inserti trombettistici) e fluido, caratteristica che (peccato) si perde lentamente, non tanto per una mancanza di emozioni e atmosfere, ma per un troppo palese accostamento al lato elettronico del post rock moderno. Tutte le canzoni, da Iggepra a Kandy, da Allerkill a Traffic e Regolo ripropongono sempre la stessa miscela compositiva fatta di chitarre slegate dalla plettrata veloce, beat elettronici e altri particolari di contorno che riescono paradossalmente a risultare noiosi, ripetitivi e prevedibili nonostante la loro peculiarità formale.
Se non si considera Distance, interessantissimo brano elettronico dall’atmosfera cupa e rarefatta, Businessmen Die Getting Bored corre verso la sua meta senza accelerazioni nè brusche stoppate, formulando nella prima parte uno standard compositivo che verrà per tutta la sua durata ripetuto, senza troppi cambiamenti e senza sterzate strumentali. L’arrangiamento del disco è ottimo, fluido e incredibilmente scorrevole, ma il registro che vi è alla base pecca di staticità e incapacità di cambiare, anche minimamente, rotta.

INDIEZONE

Signore e signori, fate un bell’ applauso al redivivo POST ROCK! Ascoltando gli A new damage mi sembra di tornare indietro di qualche anno, quando sull’onda italiana dei Giardini di Mirò cominciavano a scoprirsi nuove realtà, presto sepolte nel dimenticatoio dell’indie rock. Cosa ci lasciano in più gli A new damage? Non molto sinceramente, lo stile è quello, atmosfere dilatate, voci assenti, distorsioni a manetta. Davvero bella la open track, tirata e coinvolgente, poi i ragazzi si adagiano un po’ troppo e ci fanno arrivare alla fine del disco senza dirci molto. Bravi…ma con cinque anni di ritardo.

DIRADIO

Se non si trattasse di un bel disco, si potrebbe dire che l’intuizione migliore Anewdamage l’hanno avuta con la scelta del titolo del cd, veramente ficcante ed amaramente realistico. Si tratta comunque di un buon lavoro sulla scia di quel postrock strumentale che ormai possiamo ben dire aver fatto scuola anche tra le fila, sempre più prolifiche e, quel che più conta, creative, del sottobosco underground del bel
paese. Il genere in questione è poi screziato, in questo caso, da lievi sporcizie glitch, per un uso discreto e misurato dell’elettronica. Non sarà innovativo al cento per cento, ma questo cd è ben prodotto, suonato e denota una statura, una maturità non indifferenti, di livello internazionale.

THE HOLY HOUR

Primo lavoro discografico degli A New Damage, band dell’ agro aversano, attiva ormai da sette anni. Lasciando da parte i trascorsi grunge e post-rock “canonico” (vedi intervista) gli AND propongono un indie rock dai suoni morbidi e contaminato da una buona dose di innovazione. L’elettronica è persistente, l’utilizzo di synth, drum machine e chi più ne ha più ne metta ha dato una nuova corposità al suono, già questo corposo e rotondo, dei quattro di Aversa. Un disco fortemente emotivo quanto accattivante.

Bellissime le chitarre sia nei soffici fraseggi, sia nel noise accelerato e distorto…che si può ricollegare ai loro inizi. Le batterie si incastrano perfettamente con i tempi dance inseriti nei brani. Il tutto finalizzato dalla corposità del basso che ottimizza il lavoro. Sono otto tracce in tutto. Apre il disco la bellissima “Other Tranx Of President”, un inizio deciso. Sale pian piano fino ad esplodere in un cantato ripetitivo e paranoico tenuto fra un fantastico tappeto di distorsioni e drum machine. Bella anche la nuova versione di “Iggepra” esempio perfetto di come può maturare un brano nel tempo…e di come alcune aggiunte possano regalare al pezzo nuova luce. Ovazione anche per “Allerkill” forse il pezzo più “suonato” dei quattro. Infatti, per chi come me li ascolta da tempo, non può non rimpiangere un po’ i vecchi AND ai tempi del “Turbinio di chitarre”. Periodo in cui erano sicuramente meno contaminati e più puri. Ma il fattore crescita è fondamentale. Ed è fondamentale soprattutto non fossilizzarsi (come a volte mi capita) su di un genere o un sound e morirci dentro…c’è tanto da dire.

ONDA ALTERNATIVA

“A New Damage” così prende il nome di questa band nata circa 4 anni fa’, nella regione della campania , formata da Nicola Apicella, Marco Concione, Luigi Esposito e Oreste D’Angelo.
Inzialmente nel 2004 il gruppo campano esce fuori con un disco completamente autoprodotto dal titolo ” ? ” , con sonorità che percorrono la linea del grunge alternative.
Dopo questo capitolo si rimettono a lavoro cambiando decisamente il loro progetto, che si diffonde con l’intento di trasmettere e cercare di creare qualcosa di coinvolgente attraverso l’essenza dei soli suoni, melodici che accompagnano quasi lo scorrere di un giorno che volge al fine .Cosi nel 2006 esce l’EP “Anewdamage” completamente strumentale composto da 5 tracce,distribuendo ben 500 copie.
Il nuovo disco che invece ci presentano è “Businessmen die getting bored” un disco composto da 8 brani una formula chimica musicale direi ,di un post- rock da suoni docili e decisi, che si mescola a dolci melodie strumentali che rinfrescano l’ambiente, per poi tornare pian piano in risalire senza mai far diventare i pezzi monotoni. Il disco è di buon andamento e il ritmo che dà è piacevole all’ascolto. Benché gran parte dei pezzi sia strumentale , la presenza della voce subentra poche volte ma i pezzi sono di buona fattura, e anche senza l’aiuto vocale trasmettono buone sensazioni.

Che aggiungere d’altro , un cd buono, fatto bene con suoni coinvolgenti;direi proprio che il bello di questo disco è anche ciò che secondo me lo contraddice,la semi assenza di pezzi vocali che a mio parere con l’aiuto di testi inseriti in questo progetto musicale, lo renderebbero ancor più concreto.




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